30 maggio 2010

dell'amicizia

cenko ed io ci siamo conosciute a lezione di hindi. anno: 2004. location: scuola pubblica di via palmieri. forse conosciute non è appropriato. diciamo che occupavamo spazi adiacenti ogni lunedì sera dalle otto alle nove e mezza. non che avessimo molto in comune. cenko è un tipo neutro che indossa colori neutri e interagisce col mondo esterno in tono neutro. fra noi 15 anni di dislivello anagrafico. poi una sera mi avventuro nel suo micro-appartamento in palmieri bassa. tana da perfettina. pulizia nauseante. ordine maniacale. i libri allineati per altezza. cenko apre l'armadio. GLI ABITI SIGILLATI DAL CELLOPHANE (ho ancora i brividi). in breve: ambiente ripugnante. non vedo l'ora di andarmene. non sai mai queste matte fissate cosa nascondono sotto il letto. magari un'ascia ben lucidata e disinfettata con cui fanno a pezzi gli ospiti. immagino nei cassetti le mutande impilate per colore. reprimo un conato. non mi sento tanto bene. cenko mi offre da bere. il frigo - uno scintillante smeg a suscitare l'invidia del ciarpame ikea che lo accerchia - è praticamente vuoto. non so. forse il cibo crea disordine e cenko preferisce privarsene.

poi succede. mi cade l'occhio sui cd. tutti in ordine alfabetico ofcourse. lettera effe. il cuore perde un battito. estraggo la custodia con religiosa devozione. cenko - sguardo luminoso e sorriso soddisfatto - pronuncia
**LA FRASE**
'ah li conosci? io ne vado pazza!!! uno dei cinque album migliori della storia!' e blàblàblà. il mio cervello ancora paralizzato dalla sacralità del momento registra l'entusiasmo colorato di rosso e di viola con cui mi parla del cd. questi improvvisi e inaspettati scoppi di passione contraddistinguono cenko. ma lo avrei imparato solo in seguito. registro anche un'altra cosa: la mia brusca violenta inversione a u. tutto uno stridio di freni frizione frullatori. i tergicristalli si impennano. gli occhi si incollano alla nuca. si affaccia un pensiero. anzi una convinzione. anzi una strategia: QUESTA CREATURA DEVE DIVENTARE MIA AMICA. non solo: ti va di scrostarti le narici con i miei vestiti? cenko: Puoi Farlo. ti va di lucidarti le suole degli infradito sul mio cuoio capelluto? cenko: Puoi Farlo.

la nostra amicizia è iniziata con i **Franz Ferdinand**. ma si è cementata grazie a bollivùd. perchè l'amicizia diventa a prova di esplosione nucleare solo al verificarsi di due condizioni:
uno - hai un'ossessione (se di natura bollywoodiana meglio)
e due - hai degli amici che la condividono.
basta. è fatta. l'ossessione cancella tutto il resto: lavoro famiglia salute fidanzati cibo soldi futuro passato ambizioni. e gli amici che condividono la tua ossessione diventano **Gli Amici**, secondi per importanza solo all'ossessione stessa. l'universo si comprime e si limita a questi due fattori: ossessione e amici di ossessione. e tu raggiungi in un balzo la perfezione che tanti agognano.
anjali cenko & luce. unite fino alla morte. gli altri:
E-S-C-L-U-S-I
(ma sparite!).

eLLeSSeDì

14 maggio 2010

IL BRUFOLO DEL BOLLYWOODIANO



Impossibile portare avanti la passione del cinema indiano senza incazzarsi quotidianamente, mettetevelo nella testa, e vivere una vita normale diventerà un lusso da concedersi in rare occasioni. Il fegato ne risente, la bile diventa più verde dell’incredibile Hulk, una volta che spunta il brufolo sulla guancia, il Brufolo Del Bollywoodiano, il mondo intero verrà a conoscenza della pericolosa anomalia. Scordatevi la vita di prima, quella fatta di allegre e tranquille conversazioni.

Se ci penso bene sembra una sciocchezza. A chi importerebbe sapere quali film guardo? Non credo che l’Ansa venga a chiedermelo per pubblicarlo negli aggiornamenti e sono ancora convinta che la Terra possa mantenere inalterata l’azione centrifuga mentre io cerco di farmi i fatti miei. Sbagliato.
A questo mondo si possono avere le passioni più stravaganti purchè siano socialmente accettate e riconosciute come “possibili”. Vuoi per una mancata promozione, per un pregiudizio latente o che so io, Bollywood non è una di queste, e io ho avuto la sfortuna di beccare uno dei pochi interessi che continua a suscitare scalpore. Toh che sfiga!! La frase “impazzisco per il cinema indiano” finisce in un traduttore automatico che la trasforma in “sono un cacciatore di teste” o qualcosa di simile, altrimenti la gente smetterebbe di guardarmi come se girassi per gli scaffali del supermercato in bikini e parrucca settecentesca.

Quando il Brufolo Del Bollywoodiano inizia a spuntare due sono le strade da percorrere:

1) Nasconderlo.

Ci ho provato il primo anno. Ottima strategia.
I dvd che scottano restano mischiati in mezzo ad altri più innocui, Amazon e e-Bay servono solo per comprare caricabatterie di cellulari o scarpe da ginnastica a buon mercato. Se ci piace qualche canzone si guarda il video in YouTube, discretamente senza lasciare traccia - primo click: compare; secondo click: scompare. I vostri amici non vi odieranno per questo, nessuno si accorgerà di nulla. Poi arriva un giorno in cui si memorizza qualcosa nell’mp3, si allunga l’occhio su una vetrina di abiti sgargianti e si ricercano scene di un film già visto solo perché le immagini sono carine, la musica resta in testa e gli attori... beh gli attori sono “strani” e si guardano in modo “strano”.

Il problema nasce poi. Nel momento in cui proverete il desiderio di dividere i dvd alieni dalla normale pappa e pancotto che avete parcheggiato sullo scaffale da anni: lì c’è una chiara avvisaglia di pericolo. Il materiale compromettente, così isolato, sarà più facilmente individuabile da chiunque entri in casa vostra, le persone dall’indice cronicamente puntato contro sapranno riconoscere a colpo d’occhio il numero delle copie che cresce, che si estende fino ad arrivare alla mensola della cucina, scalzando dal suo posto anche il manuale di paste e risotti, il modellino della torre di Pisa soccombe davanti al più elegante Taj Mahal, e la bomboniera della cresima del cugino di quarto grado finisce nella spazzatura per far spazio all’edizione deluxe di Om Shanti Om con il Re in bellavista. Sì lo so che l’Italia non è più una monarchia dal '46, infatti stavo immaginando un Re con frangettone e fossette.
A questo punto i criticoni andranno direttamente al pronto soccorso per farsi mettere la stecca, in modo da mantenere comodamente l’indice puntato.

Piano piano inizierete a lasciare a casa l’orologio perché avendo solo due braccia infestate di braccialetti sarà difficile trovare un posto per lui. E poi l’orologio è una noia. Io mio oriento come facevano i vecchietti di una volta, a istinto, a occhio. Come cuoci la pasta? A occhio, sento che rumore fa a contatto con la forchetta. Come ti accorgi quando è ora di andar via dal lavoro? Semplicemente quando inizio a vedere la fila delle macchine imbottigliate. La mattina mi sveglio senza bisogno che mi suoni sul timpano la nona di Beethoven e se perdo il pullman non è la fine del mondo. Ovviamente nei casi estremi tiro fuori il cellulare dalla borsa, a lui si può permettere di mantenere in un angolo del suo schermo un minimo di contatto con la realtà.

Quando inizierete a citare nei vostri discorsi strani composti chimici - OSO, DDLJ, K3G, KANK, DCH, KKHH, MNIK - e sarete pronti ad usare un linguaggio settoriale degno dell’astrofisico più snob, a quel punto non resta che imboccare il secondo sentiero:

2 ) Ostentarlo.

Qualsiasi cosa nasca tra ostacoli e difficoltà o muore stecchita prima di crescere o diventa più forte che mai e come una pianta rampicante si impossessa dell’intero edificio.

Vittime di un continuo e immotivato disprezzo da parte di chiunque possegga il dono della parola (facoltà che andrebbe ridistribuita con parsimonia), gli appassionati di Bollywood trovando tutte le porte chiuse si rifugiano nei propri covi: forum, chat, FaceBook, eventi in giro per l’Italia (1.000 km per rivedere un film già visto 12 volte in dvd ma mai sul grande schermo), negozi e ristoranti indiani sparsi per la penisola (il piatto tipico di Bologna è attualmente il Palak Paneer), fino a diventare cittadini del mondo.

Esempi di frasi ricorrenti:

- Sai che sono stata a Londra? (per provare l’ebbrezza di andare al cinema)
- Ho passato un fantastico weekend a Parigi (avresti dovuto vedere DOVE)
- Mi consigli un hotel centrale a Roma? (per centrale si intendono solo i dintorni di Piazza Vittorio)
- Adoro la Germania!!!!! (perché è diventata Bollywoodlandia)

Anche quando le risorse economiche sventolano bandiera bianca non si interrompe l’abbonamento a Filmfare e si fa di tutto per poter passare una domenica in compagnia, a costo di regalare cinquanta euri a Trenitalia. Si sceglie Firenze per il ponte dell’Immacolata piuttosto che Sestrière, si studiano decine di lingue fino a che il cervello ha le crisi d’identità e il proprio dialetto regionale si mischia al Telugu, ci si ostina a portare capi leggeri e colorati anche a gennaio, e potremmo staccare a morsi la mano della parrucchiera quando si accosta innocua suggerendoci di tagliare i capelli. Risposta: Maaai…

E si diventa antipatici, noiosi agli occhi degli altri, e quel che è peggio, anomali.

Anomala. Non c’è niente di più pericoloso che dimostrare un’attitudine diversa e un’imbarazzante riluttanza alle imposizioni. COME MAI il mercato decide che mi deve piacere Brad Pitt o qualsiasi bellimbusto residente negli Usa e non posso lasciar sollazzare gli ormoni di fronte alla vista di un Khan? Mi fate parlare con questo Signor Mercato? Voglio invitarlo a farsi i c… suoi!! Perché conosciamo anche come Tom Cruise fa partorire la moglie secondo le regole di Scientology ma è assolutamente proibito considerare, solo per un istante, la presenza di un’altra faccia del globo? Troppa fatica? Alcuni dicono “Perché non ci rappresenta”, “Perché non c’è identificazione”. Osservazioni stupide. Non credo che la routine di una casalinga media abbia avuto a che vedere con i casini di Beautiful ma quella noia è andata avanti per secoli. Non credo di identificarmi con le bonazze armate di Charlie’s Angels né ho mai sentito che la mia vita, usi e costumi, fossero troppo uguali a quelli di Uma Thurman in Kill Bill. Per fortuna.

Dopotutto è un film, un prodotto in celluloide, è innocuo, giuro che non esplode… perché non provare a vederlo? Non viene richiesto di lanciarsi da un precipizio legati per le mutande e cosparsi di pece ma solo di stare seduti tre ore e possibilmente aspettare la fine prima di girare il culo dall’altra parte. Sì, mi rimangio tutto, avete ragione... è veramente troppa fatica. Mi rendo conto che la novità crea più allergie di pioppi e graminacee.

Ma ecco che arriva a spiegarmi la lezione del giorno L’Italiano cachino.
L’Italiano cachino è quello che vuole vivere secondo regole ben precise, con la villetta recintata, la macchina spaziosa e tirata a lustro come i pavimenti di S. Pietro, la moglie allegramente costretta in una 42 e i figli vestiti di tutto punto, che non possono rotolarsi a terra o saltare sul divano, e ai quali si insegna tempestivamente ad aver paura dell’Uomo Nero. La famiglia felice cena tranquillamente in silenzio con il sottofondo del Telegiornale che canta come un menestrello le peggiori sciagure. Anche il gatto ha capito che è inopportuno disturbare e preferisce grattarsi allo spigolo, non trova ginocchia su cui fare balzi perché i pantaloni sono di Denny Rose, ed è abbastanza furbo da schifare le firme, lui. Che succede alla fine del pasto? Il papà fa zapping tra i 376 canali sportivi della Paytv, la mamma si anestetizza il cervello con un reality, i bambini si attaccano alla Playstation o interagiscono con la Wee, meglio se se ne vanno in un’altra stanza almeno non scassano le balle. Il problema è stare insieme, non solo fisicamente nello stesso luogo ma dividendo qualcosa, anche una piccola cosa, che non sia la brocca dell’acqua e nemmeno la tazza del cesso.

La condivisione. Ecco il primo fenomeno paranormale che mi ha trascinata verso Bollywood quando ancora ero solo una turista in cerca di viaggi avventurosi, una tipa strana armata di scarponi, guida e zaino pieno di polvere ma altamente equipaggiato. Ero curiosa e questo è un buon inizio, ma ancora viaggiavo per fare la bella al mio ritorno (viva la sincerità), le esperienze non mi toccavano fino in fondo e avevo fatto mia la regola del “un posto vale l’altro, quello che conta è il viaggio, l’India è solo uno dei tanti” e altri bla bla bla. Povera tonta. Più interessata ai decori di un tempio che a ciò che stava succedendo fuori mi dilungavo a scattare noiosissime fotografie da turista spaccona, quelle da rielaborare al computer o da passare agli amici come possibili desktop, ma grazie al cielo (o ahimè) non persi abbastanza tempo da non accorgermi che l’incredibile, il meraviglioso, mi stava già davanti.

Un venditore di caramelle e tabacco tira fuori un piccolo televisore e una folla di gente si siede nella piazzetta, in tempo record si riunisce un pubblico di tutte le età, TUTTI INSIEME, intenti a guardare forse per la millesima volta alcuni video tratti da film di successo, conoscevano le canzoni parola per parola, quando appariva una star anche le nonne cercavano di indicarla al nipotino, i giovani sorridevano, alcuni adulti battevano addirittura le mani. La mia faccia era completamente disorientata. Mi son chiesta che cosa ci fosse di così magnetico e attraente in una ragazza con le codine che balla e dice al tipo dagli occhi di ghiaccio “oh my Darling I love u” (tanto per la cronaca: Kareena Kapoor e Hrithik Roshan in Mujhse Dosti Karoge) al punto che l’universo intero si paralizzasse davanti a qualcosa che classificavo come la succursale di Mtv.

Come ho già detto, ero una povera sciocca e non potevo sapere. Più tardi a Bombay, osservando i cartelloni pubblicitari più grandi e spettacolari che mente umana possa immaginare, cominciai ad intuire che c’era il trucco. Il tanto ingiustamente disprezzato e ignorato Bollywood non poteva essere quella robaccia stantìa e nauseante che le guide turistiche e la disinformazione volevano far credere. C’era un imbroglio, una cospirazione internazionale, un accordo tacito tra continenti per tenere fuori dalla portata del pubblico l’universo del C.I. (cinema indiano). Una volta capito questo era solo questione di tempo. Nel giro di pochi mesi ne sarei diventata amante, appassionata, dipendente, assolutamente schiava.

Bollywood è un labirinto degno di un girone infernale o del paradiso stesso. Ti mette addosso più quesiti di un manuale filosofico ma è anche capace di scioglierti dalle tensioni, stuzzicando i sensi, seducendo lo sguardo. Ti insegna a non prenderti troppo sul serio allo stesso modo in cui ti invita a guardarti dentro rovesciandoti sotto sopra come un paio di pantaloni da lavare.
Non è un controsenso? Come è possibile?
Riattiva delle emozioni nascoste rompendo ogni busta sigillata, dà libero sfogo agli istinti che giacevano ripiegati in due e assopiti nella civiltà di Calciopoli e del Grande Bordello.
Non è meraviglioso? Non è questo già un miracolo?

Il C.I. può entrare nella propria vita in tanti modi, basta esserne appena predisposti e inciamparci per caso. Ed è fatta. Alcuni istanti sono sufficienti per aprire un nuovo mondo, il suo sapore intenso farà sembrare minestrone tutto il resto. Adesso mangiatelo voi il minestrone, io ho trovato di meglio!!!

Naturalmente si vive anche senza conoscerlo e si va avanti benissimo. Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che ignorandolo si vive più a lungo e ci si incazza di meno, non nascono brufoli, non prende mai la gastrite, anche il conto corrente bancario ti regala un sorriso. Avvicinarsi alla trappola è come assaggiare per la prima volta la Nutella, troppo buona per essere sana, così tentatrice e soddisfacente che è sempre meglio non comprarla.

Perché poi non si può dire BASTA.

11 maggio 2010

BANDRA


Per alcuni Bandra è solo un luogo topografico. Un quartiere ricco di Mumbai. Lussuosi condomini torreggiano in riva al mare. Alberghi. Locali. Boutique. Le star del cinema abitano qui. Per noi bollywoodiani tosti Bandra è molto di più. Un luogo della mente. Un sogno luccicante nel quale Hrithik Roshan in calzoncini corti fa jogging su un lungomare sterminato, Kareena Kapoor va dal parrucchiere e Aamir Khan in libreria. Il luogo dove vorremmo vivere. A Bandra non ci sono zanzare e il clima non è mai afoso perché Così Abbiamo Deciso (obiezioni?). E noi siamo FA-VO-LO-SE. Sempre bollywoodianamente agghindate. Anche quando ci laviamo i denti. Chiome extralunghe che una brezza leggera scompiglia (ma non spettina). Labbra e artigli al neon. Chili di braccialetti tintinnanti. Zeppe vertiginose. Anjali attillatissima e scollatissima. Luce in microgonne laminate. Svolazziamo da un punto A ad un punto B - senza mai oltrepassare i confini di Bandra (chiaro) (perché dovremmo?) - in un turbinio di voile e sete sgargianti. Alle nostre spalle una scia glitterosa. Altro che star. Tre scintillanti stelle comete. Divi bollywoodiani svengono al nostro passaggio. Implorano uno sguardo. Ma noi niente. Incuranti. Inaccessibili. Tre stelle comete che puntano inesorabili verso Mannat, la raccapricciante magione di Shah Rukh Khan. In spalla picconi rosa shocking.
Fine del sogno. Un appartamento a Bandra costa troppo e il mio corpo non contiene organi a sufficienza da poter mettere all'asta su eBay. Dài, resto allo Stadera. Preferisco. Tanto Hrithik vive a Juhu.

07 maggio 2010

Introducing GILDA


Chi nasce nei dintorni di una città minuscola, circondata da aperta e silenziosa campagna, non può che impazzire alla vista dell’asfalto, del caos, del rumore. A sei anni ho deciso che il mio nome era Gilda, dovessi sceglierlo adesso sarebbe Simran, il mio cognome suona talmente male che quando a scuola facevano l’appello speravo sempre non fossi io. Di giorno pianto le fragole, di notte sogno le grandi metropoli, sorrido solo se c'è il sole e parlo solo a chi mi piace, dicono che bisogna prendermi con le pinze perchè sono tutta sbagliata, come dargli torto.
Che straordinario miracolo è la città… quando l’ho scoperto forse ero già maggiorenne, sarà per questo che mi commuovo dentro le stazioni affollate, adoro la calca, le voci che si sovrappongono, la malinconia di quei luoghi, la polvere, la puzza dei binari, anche la panchina sudicia e le bottiglie di birra abbandonate hanno il loro fascino.

Tutti da piccoli hanno grandi sogni e nei primi anni Novanta c’era un’epidemia in corso alla quale sono scampata: i bambini volevano diventare Baggio e le bambine la Cuccarini. Io seguivo con gli occhi le scie degli aerei decisa a vedere ogni angolo del mondo. La mia festa preferita era il Carnevale, i miei party in maschera andavano avanti fino ad agosto, quando diventava troppo caldo per l’abito da flamenco tiravo fuori quello da odalisca, me ne infischiavo dei compiti e non imparavo le poesie a memoria, il tempo libero lo passavo a sfogliare l’atlante geografico e a guardare centinaia di film in bianco e nero.

Ciò che mi teneva lontana dalle passioni era solo una perdita di tempo e io il mio tempo volevo sfruttarlo, anzi, ottimizzarlo, seguendo una pura mentalità da imprenditore. Voglio andare qui… crocetta… e poi qui... crocetta… passando da qui… altra crocetta… Riguardandolo oggi l’atlante sembra la pianta di un cimitero di guerra e ci sono ancora l’Urss, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia unita. Mi accusavano di essere sognatrice, a conti fatti ero la più pratica e realista. Venissero a dirmelo adesso farei un rapido confronto tra quanti sono diventati Baggio e la Cuccarini. Non vedo più codini né scaldamuscoli in giro, gli aspiranti calciatori e soubrette di ieri sono le commesse e i rappresentanti di oggi, almeno io il mio obiettivo l’ho raggiunto.

Fortuna che non sono in politica, sarei diventata una dittatrice; fortuna che non mi intendo di religione, sarei diventata una santa. La mia attuale via di mezzo sta tra la santa e la dittatrice nonostante sia atea e vomiti addosso alle auto blu. La mia faccia è felicemente coperta dal Brufolo Del Bollywoodiano e il mondo diventa un caleidoscopio fantastico.

Cos’è il caleidoscopio? Un giochino stupido che andava di moda ai miei tempi. Non si attacca alla corrente né si può inserire nel Nintendo DS. Ma non è male, probabilmente fatto per i sognatori.

Cos’è il Brufolo Del Bollywoodiano? Questo dovrò spiegarlo con calma…

04 maggio 2010

introducing **LSD**

chiariamo subito un punto: a LuceSole Donati I BLOG FANNO SCHIFO. e i forum le chat facebook twitter eccetera. tutte minchiate per microcefali nullafacenti.
chiariamo subito un secondo punto: non so se e per quanto sosterò qui anche se sento il
**Dovere Morale**
di collaborare con anjali & cenko alla causa. posso lasciarle da sole ad affrontare 60 milioni di italiani gnucchi come bidoni dell'immondizia che non sanno un cazzo di cinema indiano?? no dico: DI CINEMA INDIANOOO!! cenko li vorrebbe illuminare con argomentazioni civili.
AH AH AH AH AH AH
LuceSole Donati propende per strategie diciamo alternative. tipo salire sul 3 - il tram che collega lo stadera al centro - e chiedere a bruciapelo al primo che capita: sei bollywoodiano? nooo? BAM! sventrato! un coglione inutile in meno.
e chiariamo subito anche un terzo punto: NON SONO D. e non scrivo come **Lui**. che nel mio culto pagano-biteista è DIO tanto quanto lo è Big B (non ditemi che non sapete chi è perché me ne vado all'istante!! **BIG B** CAZZOO!! VIVETE SU UN ALBERO? IN UNA LAVATRICE? SIETE APPENA ATTERRATI DA ALPHA CENTAURI E STATE CERCANDO PARCHEGGIO PER L'ASTRONAVE??). perciò vi dovrete accontentare. della mia sintassi diciamo personalizzata. del mio turpiloquio (scandalizzati? ma non guardate la tivù?). del mio senso antidemocratico della punteggiatura che abbatte le virgole a colpi d'ascia.
(non c'entra niente ma: avete letto cosa scrive cenko di me? non so. mi son quasi commossa) CENKO!
MUAAAH!! (for you)
ci si vede. ora ho da fare.

eLLeSSeDì

03 maggio 2010

STADERA-BANDRA



Mi chiamo Chiara Cenko. Ma sulla targhetta della porta c'è scritto Madhuri Dixit (poi capirete). Vivo allo Stadera, quartiere disagiato periferia-sud di Milano. In Google Earth, visto dall'alto, sembra un'area piacevole. Tetti di mattoni rossi. Sbuffi invitanti di verde. Ma dal basso - e dal vivo - solo casermoni popolari e strade sporche. Abito in via Palmieri. Palmieri bassa, ovviamente, il troncone che conduce al Naviglio. Al di là dell'incrocio con via Montegani si stende la Palmieri alta, che ci tiene parecchio a sottolineare la sua estraneità ed invoca da anni la secessione. Conosco poco lo Stadera. La solitudine spettrale di fabbricati che si susseguono tutti uguali, anonimi, silenziosi, è un po' inquietante. Meglio: irreale. Il microcosmo topografico che mi ritaglio coincide con la Montegani. Trafelata di colori, odori, rumori. Negozi. Tram.

Anjali l'ho conosciuta due volte. Davvero. La prima si chiamava ancora Anna: una ragazza timida, composta. Che sorrideva con gli occhi. Con il respiro. Un idillio purtroppo perduto di amabilità. E la seconda era Anjali (poi capirete). Che non è diversa: è nuova. Gratti gratti, ma sotto la superficie scorgi solo Anjali. Come se fosse stata sempre Anjali. Dalla nascita. Ride chiacchiera cammina tocca le cose si siede sbuffa mangia telefona. Tutto insieme. Un ciclone inarrestabile. All'improvviso hai solo voglia di seppellirti a letto e dormire per 48 ore di fila, o, in alternativa, di legarla con una corda al frigorifero, ma bella stretta, imbavagliarla, ficcarle il portaombrelli in testa e, finalmente, goderti un po' di meritata pace. Anjali ed io lavoriamo insieme. Lo Stadera se n'è accorto. Anche i quartieri limitrofi.

Ho incontrato Lucesole ad un corso di hindi, qualche anno fa. Un'accozzaglia di ferrami e di metallo incastonata in ogni lembo di cartilagine. Ne ignoro la mappatura completa. Considerando la magrezza di Luce, di sicuro espleta la funzione di ancorarla saldamente al suolo. Un tipo sveglio. Sboccato. Parla per maiuscole. Anzi: esclama per maiuscole, estendendo le vocali e decorando il suo eloquio - già colorito e robusto - con grassetti, abbreviazioni e asterischi. Malgrado l'aspetto criminoso, Luce vive nella Palmieri alta. Cambia un ragazzo a settimana e un lavoro al mese. Non sembra vera. Sembra uscita di corsa da un fumetto, da un romanzo, da una sit-com, con indosso il primo straccetto estratto dal mucchio che troneggia sulla poltrona nel suo soggiorno con cucina a vista. Lucesole possiede l'invidiabile e rara qualità di non deprimersi mai, e non solo: di non menarla mai a chi le sta vicino. Sempre allegra. Sempre viva. Le ho chiesto di scrivere in questo spazio, e credo si convincerà, malgrado i suoi 'maccheccazzo!! ma: TI SEMBRO IL TIPOOO?? gesùùù! un **BLOG**! cheschifo!! tutti coglioni che si credono D!!'. D sta per Dostoevskij, il suo scrittore preferito. Strano, lo so.

Anjali, Cenko, Luce. Un trio formidabile e inossidabile. IL trio. Il **KLAN**, per citare Luce (poi capirete). Tre donne (facciamo due) (meglio una) dall'aspetto comune - fuori - ma inguaribilmente bollywoodiane toste - dentro. Fate un salto allo Stadera e guardatevi intorno. Magari ci incontriamo. Magari vi sequestriamo per mostrarvi un film.

Il mio fidanzato viene per ultimo perché meno pertinente (poi capirete). Si chiama Massimo. eMMe per Luce. Siamo insieme da tanto di quel tempo che, giusto per darvi la misura dell'antichità, non c'erano ancora i cellulari. Ricordo i nostri primi appuntamenti in via Torino. Lui appoggiato con la spalla all'asta dell'orologio pubblico all'imbocco di via Valpetrosa. Braccia conserte. Osserva la gente. Io rallento il passo. Per amarlo con lo sguardo. Mentre una tenerezza dolce mi monta dentro. Andiamo ancora d'accordo, forse perché, come suggerisce Anjali, non ci siamo mai sposati, non abbiamo figli e non conviviamo (ad esser precisi abitiamo ai poli opposti della città). O forse perché, come suggerisco io, lui è paziente, gentile. Soprattutto umano, se capite cosa intendo. Porta gli occhiali e ostenta un accenno di pancetta. Dei capelli non parlo perché non apprezzerebbe. Ha un negozio di fiori, rilevato dal suo ex-datore di lavoro. Ma io di fiori non capisco nulla. Non distinguo un'orchidea da un cespo di lattuga. E hanno una vita così breve. Non sono una donna da fiori. Sono piuttosto da cioccolato. Non scatole di cioccolatini rivestite di seta color cipria, ma stecche nocciolate da mezzo chilo del supermercato (siamo seri).

La storia che vorrei raccontare inizia nell'ottobre 2006. Non aspettatevi però linearità cronologica. E perdonate le inesattezze, da bravi. Come? Cos'è Bandra? (poi capirete).