14 maggio 2010

IL BRUFOLO DEL BOLLYWOODIANO



Impossibile portare avanti la passione del cinema indiano senza incazzarsi quotidianamente, mettetevelo nella testa, e vivere una vita normale diventerà un lusso da concedersi in rare occasioni. Il fegato ne risente, la bile diventa più verde dell’incredibile Hulk, una volta che spunta il brufolo sulla guancia, il Brufolo Del Bollywoodiano, il mondo intero verrà a conoscenza della pericolosa anomalia. Scordatevi la vita di prima, quella fatta di allegre e tranquille conversazioni.

Se ci penso bene sembra una sciocchezza. A chi importerebbe sapere quali film guardo? Non credo che l’Ansa venga a chiedermelo per pubblicarlo negli aggiornamenti e sono ancora convinta che la Terra possa mantenere inalterata l’azione centrifuga mentre io cerco di farmi i fatti miei. Sbagliato.
A questo mondo si possono avere le passioni più stravaganti purchè siano socialmente accettate e riconosciute come “possibili”. Vuoi per una mancata promozione, per un pregiudizio latente o che so io, Bollywood non è una di queste, e io ho avuto la sfortuna di beccare uno dei pochi interessi che continua a suscitare scalpore. Toh che sfiga!! La frase “impazzisco per il cinema indiano” finisce in un traduttore automatico che la trasforma in “sono un cacciatore di teste” o qualcosa di simile, altrimenti la gente smetterebbe di guardarmi come se girassi per gli scaffali del supermercato in bikini e parrucca settecentesca.

Quando il Brufolo Del Bollywoodiano inizia a spuntare due sono le strade da percorrere:

1) Nasconderlo.

Ci ho provato il primo anno. Ottima strategia.
I dvd che scottano restano mischiati in mezzo ad altri più innocui, Amazon e e-Bay servono solo per comprare caricabatterie di cellulari o scarpe da ginnastica a buon mercato. Se ci piace qualche canzone si guarda il video in YouTube, discretamente senza lasciare traccia - primo click: compare; secondo click: scompare. I vostri amici non vi odieranno per questo, nessuno si accorgerà di nulla. Poi arriva un giorno in cui si memorizza qualcosa nell’mp3, si allunga l’occhio su una vetrina di abiti sgargianti e si ricercano scene di un film già visto solo perché le immagini sono carine, la musica resta in testa e gli attori... beh gli attori sono “strani” e si guardano in modo “strano”.

Il problema nasce poi. Nel momento in cui proverete il desiderio di dividere i dvd alieni dalla normale pappa e pancotto che avete parcheggiato sullo scaffale da anni: lì c’è una chiara avvisaglia di pericolo. Il materiale compromettente, così isolato, sarà più facilmente individuabile da chiunque entri in casa vostra, le persone dall’indice cronicamente puntato contro sapranno riconoscere a colpo d’occhio il numero delle copie che cresce, che si estende fino ad arrivare alla mensola della cucina, scalzando dal suo posto anche il manuale di paste e risotti, il modellino della torre di Pisa soccombe davanti al più elegante Taj Mahal, e la bomboniera della cresima del cugino di quarto grado finisce nella spazzatura per far spazio all’edizione deluxe di Om Shanti Om con il Re in bellavista. Sì lo so che l’Italia non è più una monarchia dal '46, infatti stavo immaginando un Re con frangettone e fossette.
A questo punto i criticoni andranno direttamente al pronto soccorso per farsi mettere la stecca, in modo da mantenere comodamente l’indice puntato.

Piano piano inizierete a lasciare a casa l’orologio perché avendo solo due braccia infestate di braccialetti sarà difficile trovare un posto per lui. E poi l’orologio è una noia. Io mio oriento come facevano i vecchietti di una volta, a istinto, a occhio. Come cuoci la pasta? A occhio, sento che rumore fa a contatto con la forchetta. Come ti accorgi quando è ora di andar via dal lavoro? Semplicemente quando inizio a vedere la fila delle macchine imbottigliate. La mattina mi sveglio senza bisogno che mi suoni sul timpano la nona di Beethoven e se perdo il pullman non è la fine del mondo. Ovviamente nei casi estremi tiro fuori il cellulare dalla borsa, a lui si può permettere di mantenere in un angolo del suo schermo un minimo di contatto con la realtà.

Quando inizierete a citare nei vostri discorsi strani composti chimici - OSO, DDLJ, K3G, KANK, DCH, KKHH, MNIK - e sarete pronti ad usare un linguaggio settoriale degno dell’astrofisico più snob, a quel punto non resta che imboccare il secondo sentiero:

2 ) Ostentarlo.

Qualsiasi cosa nasca tra ostacoli e difficoltà o muore stecchita prima di crescere o diventa più forte che mai e come una pianta rampicante si impossessa dell’intero edificio.

Vittime di un continuo e immotivato disprezzo da parte di chiunque possegga il dono della parola (facoltà che andrebbe ridistribuita con parsimonia), gli appassionati di Bollywood trovando tutte le porte chiuse si rifugiano nei propri covi: forum, chat, FaceBook, eventi in giro per l’Italia (1.000 km per rivedere un film già visto 12 volte in dvd ma mai sul grande schermo), negozi e ristoranti indiani sparsi per la penisola (il piatto tipico di Bologna è attualmente il Palak Paneer), fino a diventare cittadini del mondo.

Esempi di frasi ricorrenti:

- Sai che sono stata a Londra? (per provare l’ebbrezza di andare al cinema)
- Ho passato un fantastico weekend a Parigi (avresti dovuto vedere DOVE)
- Mi consigli un hotel centrale a Roma? (per centrale si intendono solo i dintorni di Piazza Vittorio)
- Adoro la Germania!!!!! (perché è diventata Bollywoodlandia)

Anche quando le risorse economiche sventolano bandiera bianca non si interrompe l’abbonamento a Filmfare e si fa di tutto per poter passare una domenica in compagnia, a costo di regalare cinquanta euri a Trenitalia. Si sceglie Firenze per il ponte dell’Immacolata piuttosto che Sestrière, si studiano decine di lingue fino a che il cervello ha le crisi d’identità e il proprio dialetto regionale si mischia al Telugu, ci si ostina a portare capi leggeri e colorati anche a gennaio, e potremmo staccare a morsi la mano della parrucchiera quando si accosta innocua suggerendoci di tagliare i capelli. Risposta: Maaai…

E si diventa antipatici, noiosi agli occhi degli altri, e quel che è peggio, anomali.

Anomala. Non c’è niente di più pericoloso che dimostrare un’attitudine diversa e un’imbarazzante riluttanza alle imposizioni. COME MAI il mercato decide che mi deve piacere Brad Pitt o qualsiasi bellimbusto residente negli Usa e non posso lasciar sollazzare gli ormoni di fronte alla vista di un Khan? Mi fate parlare con questo Signor Mercato? Voglio invitarlo a farsi i c… suoi!! Perché conosciamo anche come Tom Cruise fa partorire la moglie secondo le regole di Scientology ma è assolutamente proibito considerare, solo per un istante, la presenza di un’altra faccia del globo? Troppa fatica? Alcuni dicono “Perché non ci rappresenta”, “Perché non c’è identificazione”. Osservazioni stupide. Non credo che la routine di una casalinga media abbia avuto a che vedere con i casini di Beautiful ma quella noia è andata avanti per secoli. Non credo di identificarmi con le bonazze armate di Charlie’s Angels né ho mai sentito che la mia vita, usi e costumi, fossero troppo uguali a quelli di Uma Thurman in Kill Bill. Per fortuna.

Dopotutto è un film, un prodotto in celluloide, è innocuo, giuro che non esplode… perché non provare a vederlo? Non viene richiesto di lanciarsi da un precipizio legati per le mutande e cosparsi di pece ma solo di stare seduti tre ore e possibilmente aspettare la fine prima di girare il culo dall’altra parte. Sì, mi rimangio tutto, avete ragione... è veramente troppa fatica. Mi rendo conto che la novità crea più allergie di pioppi e graminacee.

Ma ecco che arriva a spiegarmi la lezione del giorno L’Italiano cachino.
L’Italiano cachino è quello che vuole vivere secondo regole ben precise, con la villetta recintata, la macchina spaziosa e tirata a lustro come i pavimenti di S. Pietro, la moglie allegramente costretta in una 42 e i figli vestiti di tutto punto, che non possono rotolarsi a terra o saltare sul divano, e ai quali si insegna tempestivamente ad aver paura dell’Uomo Nero. La famiglia felice cena tranquillamente in silenzio con il sottofondo del Telegiornale che canta come un menestrello le peggiori sciagure. Anche il gatto ha capito che è inopportuno disturbare e preferisce grattarsi allo spigolo, non trova ginocchia su cui fare balzi perché i pantaloni sono di Denny Rose, ed è abbastanza furbo da schifare le firme, lui. Che succede alla fine del pasto? Il papà fa zapping tra i 376 canali sportivi della Paytv, la mamma si anestetizza il cervello con un reality, i bambini si attaccano alla Playstation o interagiscono con la Wee, meglio se se ne vanno in un’altra stanza almeno non scassano le balle. Il problema è stare insieme, non solo fisicamente nello stesso luogo ma dividendo qualcosa, anche una piccola cosa, che non sia la brocca dell’acqua e nemmeno la tazza del cesso.

La condivisione. Ecco il primo fenomeno paranormale che mi ha trascinata verso Bollywood quando ancora ero solo una turista in cerca di viaggi avventurosi, una tipa strana armata di scarponi, guida e zaino pieno di polvere ma altamente equipaggiato. Ero curiosa e questo è un buon inizio, ma ancora viaggiavo per fare la bella al mio ritorno (viva la sincerità), le esperienze non mi toccavano fino in fondo e avevo fatto mia la regola del “un posto vale l’altro, quello che conta è il viaggio, l’India è solo uno dei tanti” e altri bla bla bla. Povera tonta. Più interessata ai decori di un tempio che a ciò che stava succedendo fuori mi dilungavo a scattare noiosissime fotografie da turista spaccona, quelle da rielaborare al computer o da passare agli amici come possibili desktop, ma grazie al cielo (o ahimè) non persi abbastanza tempo da non accorgermi che l’incredibile, il meraviglioso, mi stava già davanti.

Un venditore di caramelle e tabacco tira fuori un piccolo televisore e una folla di gente si siede nella piazzetta, in tempo record si riunisce un pubblico di tutte le età, TUTTI INSIEME, intenti a guardare forse per la millesima volta alcuni video tratti da film di successo, conoscevano le canzoni parola per parola, quando appariva una star anche le nonne cercavano di indicarla al nipotino, i giovani sorridevano, alcuni adulti battevano addirittura le mani. La mia faccia era completamente disorientata. Mi son chiesta che cosa ci fosse di così magnetico e attraente in una ragazza con le codine che balla e dice al tipo dagli occhi di ghiaccio “oh my Darling I love u” (tanto per la cronaca: Kareena Kapoor e Hrithik Roshan in Mujhse Dosti Karoge) al punto che l’universo intero si paralizzasse davanti a qualcosa che classificavo come la succursale di Mtv.

Come ho già detto, ero una povera sciocca e non potevo sapere. Più tardi a Bombay, osservando i cartelloni pubblicitari più grandi e spettacolari che mente umana possa immaginare, cominciai ad intuire che c’era il trucco. Il tanto ingiustamente disprezzato e ignorato Bollywood non poteva essere quella robaccia stantìa e nauseante che le guide turistiche e la disinformazione volevano far credere. C’era un imbroglio, una cospirazione internazionale, un accordo tacito tra continenti per tenere fuori dalla portata del pubblico l’universo del C.I. (cinema indiano). Una volta capito questo era solo questione di tempo. Nel giro di pochi mesi ne sarei diventata amante, appassionata, dipendente, assolutamente schiava.

Bollywood è un labirinto degno di un girone infernale o del paradiso stesso. Ti mette addosso più quesiti di un manuale filosofico ma è anche capace di scioglierti dalle tensioni, stuzzicando i sensi, seducendo lo sguardo. Ti insegna a non prenderti troppo sul serio allo stesso modo in cui ti invita a guardarti dentro rovesciandoti sotto sopra come un paio di pantaloni da lavare.
Non è un controsenso? Come è possibile?
Riattiva delle emozioni nascoste rompendo ogni busta sigillata, dà libero sfogo agli istinti che giacevano ripiegati in due e assopiti nella civiltà di Calciopoli e del Grande Bordello.
Non è meraviglioso? Non è questo già un miracolo?

Il C.I. può entrare nella propria vita in tanti modi, basta esserne appena predisposti e inciamparci per caso. Ed è fatta. Alcuni istanti sono sufficienti per aprire un nuovo mondo, il suo sapore intenso farà sembrare minestrone tutto il resto. Adesso mangiatelo voi il minestrone, io ho trovato di meglio!!!

Naturalmente si vive anche senza conoscerlo e si va avanti benissimo. Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che ignorandolo si vive più a lungo e ci si incazza di meno, non nascono brufoli, non prende mai la gastrite, anche il conto corrente bancario ti regala un sorriso. Avvicinarsi alla trappola è come assaggiare per la prima volta la Nutella, troppo buona per essere sana, così tentatrice e soddisfacente che è sempre meglio non comprarla.

Perché poi non si può dire BASTA.

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